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al testo di Niccol Baccaille
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Entra la badante in tuta da ginnastica rosa, o pigiama. Il cappello pure rosa, di lana, senza invaderle la fronte le copre però tutti i capelli. Nonostante questo è bionda. Senza emettere suoni ordina un caffè al bancone, preparandosi la bustina di zucchero, bianco, non di canna. Entra il grande sudamericano con le scarpe antinfortunio e le mani già grigie di calcinaccio. Urla “cerveza” al bancone specificando poi la marca, la più alcolica. Sono le 09:00 di una fredda mattina in questo bar di una quasi periferia tra il Sudamerica e l'Europa dell'est. Non così fredda come in Europa dell'est, più fredda che in Sudamerica. Sicuramente non le 09:00 di mattina in nessuno dei due. Il gran sudamericano saluta con un “buongiorno” la badante bionda che ricambia con un movimento del collo e qualche suono . Spalla a spalla lungo il bancone entrambi sorseggiano ciò che hanno ordinato. -Come sta il boss?- chiede il gran sudamericano alla badante bionda, riferendosi al vecchio in carrozzina rimasto a casa per il freddo. Lei prima non capisce poi invece – ah, bene, bene- e sorride addirittura un po'. La badante bionda finisce il suo caffè non così tanto prima che il sudamericano la sua birra forte. La badante bionda esce con il caffè a portar via per il boss in carrozzina rimasto a casa per il freddo, e in qualche modo scorda lì un “arrivederci”. Il sudamericano non si porta via niente ed esce baritonando uno spazioso “buona giornata” che riecheggia ancora nel bar. Sono le 09:06 di mattina nel bar vuoto di una quasi periferia tra il Sudamerica e l'Europa dell'est. Non si riesce proprio a capire cosa stia facendo il barista nei suoi continui movimenti sopra e sotto il bancone. Sul quotidiano del giorno abbandonato su un tavolino ci sono sia notizie belle sia brutte, e anche alcune che non interessano a nessuno. |
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